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Sulla vita e sulla morte

In questo periodo sto vivendo una grande trasformazione interiore che si manifesta in parti della mia vita che sto lasciando andare.

Questo movimento della mia anima è così forte e così stridente che la mia pressione sanguigna è salita alle stelle.

Razionalmente capisco che il corpo si deve attrezzare per affrontare un terremoto così grande e lo fa aumentando la pressione e quindi la forza per affrontare tutto questo.
Tutto ciò mi porta a riflettere sulla mia vita e sulla mia morte.

Oggi mi è arrivato un messaggio da Ramtha che più o meno dice così e che mi risuona molto:

“Cosa succede se ho decretato per me di abbandonare questo luogo con la morte?
Il corpo muore, ma ciò che che pensa nel silenzio, dietro agli occhi, continua a vivere.

Quando abbandoniamo questo piano, se scegliamo di morire, il nostro vero essere non viene sepolto nella terra, mangiato dai vermi o ridotto in cenere. Noi siamo perenni come il vento.

Noi torniamo là da dove siamo venuti e là decidiamo cosa vogliamo vivere nella nostra prossima avventura, perché di questo di tratta e non di altro.

E torneremo qui tante volte quante lo desideriamo fino a quando ritroveremo la nostra identità divina.

Allora inizierà per noi veramente un’avventura più grande, in un altro cielo, in un altro luogo.

Siamo amati più di quanto possiamo immaginare, perché qualunque cosa facciamo, vivremo.

Perché allora preoccuparci tanto? Perché abbiamo combattuto, perché ci siamo ammalati? Perché ci siamo addolorati?

Perché ci siamo limitati? Perché non abbiamo goduto lo splendore del levar del sole, la libertà del vento e il sorriso di un bambino? Perché non abbiamo vissuto invece di lottare continuamente?

Vivremo per sempre. Il nostro seme è perenne: è immortale.

Nonostante tutta la nostra incredulità – non importa quanto noi limitiamo il nostro regno, non importano la nostra preoccupazione e la nostra disperazione – c’è una cosa che mai potremo eliminare: la Vita.

Non importa quanto siamo ciechi e refrattari, la vita non ci abbandonerà perché essa è Dio – e noi siamo Lui.

La vita che viviamo ora è un sogno, un grandissimo sogno, una facciata, se vogliamo.

E’ il pensiero che gioca con la materia e crea profonde realtà che legano le nostre emozioni a questo piano terreno, finché noi, i sognatori ci risveglieremo.

Riflessioni liberamente ispirate dal libro di Ramtha, un’entità vissuta 35.000 anni che parla attraverso una ragazza americana che lui riconosce come una sua figlia di allora.

Ramtha – Dio in Te – La Divinità dimenticata – Macro Edizioni

Grazie dell’attenzione – continua a seguirmi

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