Saint-Malo e la visione
Era la fine di novembre del 1982 quando mia sorella Marina ed io decidemmo di andare una settimana in Bretagna, al nord della Francia, per abbuffarci di crostacei e ostriche di Cancale, il più grande allevamento d’Europa, di cui eravamo e siamo tutt’ora ghiotte.
Partimmo da Parigi in una gelida mattina di novembre con la vecchia automobile del mio amico Frederic, compagno di bevute e di scorribande.
Lui non sopportava l’idea che io avessi invitato in questo viaggio anche mia sorella, perché probabilmente aveva delle mire su di me, e così era di pessimo umore e trattava malissimo Marina.
La criticava dicendo che non parlava bene il francese e ogni volata le lei apriva bocca lui diceva: “Quoi, Quoi?…” e non rispondeva.
Ma dopo il primo momento di smarrimento, Marina ed io abbiamo incominciato a ridere di tutto quello che ci succedeva.
Frederic si era vestito da Ussaro con alti stivali di cuoio è un grande mantello perché sosteneva che la sua vecchia auto non aveva il riscaldamento e quindi dovevamo essere ben coperti.
Ma nonostante l’abbigliamento pesante sia lui che noi due soffrimmo un freddo terribile.
Ad un certo punto, quando eravamo quasi congelati, vidi una leva, la sollevai e dopo poco ci ritrovammo in un vero forno.
Marina ed io ricominciammo a ridere come due matte e continuammo così per tutto il viaggio, mentre lui si offese a morte e rimase in silenzio.
A Mont Saint Michel dormimmo sull’isola in un antico convento di frati.
Il convento era pieno di spiriti. Appena mia sorella ed io ci sedemmo sul letto, il letto crollò, la tavoletta del bagno anche e la porta dell’armadio non si chiudeva e aprendosi faceva un rumore sinistro. E noi due giù a ridere.
Ma l’esperienza più straordinaria l’abbiamo vissuta a Saint-Malo: una cittadina con tutti i tetti di ardesia neri, appoggiata su un isolotto durante l’alta marea e collegata alla terra da un viottolo, durante la bassa marea.
In questo luogo c’era la statua del poeta francese Chateaubriand che con il dito indicava le Americhe al di là dell’Oceano.
Nel 1800 infatti da Saint-Malo partivano i bastimenti che portavano i migranti di tutta Europa nelle Americhe.
Arrivammo a Saint-Malo la mattina verso le dieci dopo aver mangiato un magnifica omelette che solo i bretoni sono capaci di fare così alta e soffice. Cominciammo la ricerca di una stanza con due letti francesi, ma tutti ci rispondevano che in città non c’era nemmeno una camera disponibile a causa di una fiera internazionale.
Non ci demmo per vinti e continuammo a cercare.
Al pomeriggio verso le quattro non avendo ancora trovato nulla eravamo esausti.
Improvvisamente ebbi un flash, come un déjà-vu: dietro al palazzo che avevamo di fronte ci sarebbe stata una pensione che si chiamava Marguerite e dove avremmo trovato una stanza per trenta franchi francesi.
I miei compagni di viaggio cominciarono subito a prendermi in giro chiamandomi “streghetta”.
Ma arrivati là vedemmo che la facciata dell’immobile aveva tutto l’intonaco scrostato e da sotto apparivano delle margherite dipinte.
Entrammo e lì ci accolse una signora che ci offrì una stanza per trenta franchi.
Il posto era molto vecchio, direi decrepito o comunque mai rinnovato.
Salimmo in camera e lì sentii subito che c’ero già stata.
Nella stanza c’erano due letti francesi con dei materassi di crine vecchissimi a schiena d’asino.
Marina ed io dormimmo in uno dei due letti ma era impossibile non scivolare di lato.
Ma la cosa che attirò di più la mia attenzione fu il separe’ con dietro un bidet.
Tipica stanza da prostituta che si offriva ai marinai di passaggio, pensai.
E in quel momento ebbi un altro flash.
Mi vidi in una mia vita precedente quando scappavo dalla mia famiglia tedesca e dovetti guadagnare dei soldi per poter comprare il biglietto della nave che mi portava in Brasile.
Quella era la stanza dove avevo dovuto usare il mio corpo per guadagnare la libertà.
Continua Venerdì 6 dicembre 2019 con il nuovo capitolo “IL BRASILE – L’incontro al Pelurino”