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CASA DEL MORENTE_CALCUTTA

Prepararsi alla morte è liberarsi delle cose in sospeso

L’incontro più grande che ho fatto con la morte è stata a Calcutta in India, nella Casa del Morente Nirmal Hrydai a Kaligat.

La Casa del Morente venne fondata da Madre Teresa nel 1953, accoglieva i morenti di fame dalle strade.
Lì arrivavano persone completamente denutrite che stavano morendo di fame e di molte malattie infettive, come il tifo, la malaria, la TBC.

Arrivai a Calcutta nel novembre 2008, per celebrare i miei 60 anni, guidata dallo spirito di Madre Teresa.

L’estate prima mi ero innamorata di un uomo che aveva come nome Sanyasin (seguace di Osho Raynesh) Nirmal, esattamente come il nome della Casa del Morente di Calcutta.

In agosto avevo ascoltato un programma alla radio che parlava della vita di Madre Teresa.
Prima di allora non mi ero mai interessata a lei, ma quella volta rimasi molto colpita. Dissi fra me e me

“Il libro che porterò con me in vacanza in barca in Grecia sarà la biografia di Madre Teresa.”

Sapevo di aver questo libro in casa, ma nonostante le ricerche non lo trovai.
Stavo per uscire di casa con la valigia pronta a partire e mi venne un flash.
E se lo avessi messo nel comodino dove tengo tutti i libri sacri? Guardo, e il libro era proprio là.

Trascorsi la mia vacanza in un catamarano a vela nella Grecia ionica, eravamo solo in cinque e io passai la maggior parte del tempo a leggere la biografia sulla rete a prua del catamarano.
Fu un’emozione grandissima, lessi tutto il libro sospesa sull’acqua mentre la barca andava.
Piansi, risi, e provai un’emozione tale che alla fine scrissi sul mio diario
“Prossimo appuntamento: Casa del Morente a Calcutta”.

Partii per Calcutta in novembre, in aereo da Bologna con scalo a Francoforte.
Avevo prenotato il famoso hotel Fairlawn, dove era stato girato il film “La città della gioia” ma non avevo prenotato il taxi dall’aeroporto di Calcutta all’hotel, nonostante l’arrivo previsto per l’1 del mattino.

L’aeroporto di Calcutta è famoso per essere un posto molto pericoloso, ma io non mi preoccupai.
Durante il viaggio incontrai una signora tedesca che con mia grande sorpresa era diretta anche lei a Calcutta per fare la volontaria nella Casa del morente. Proprio come me.
Scendemmo dall’aereo a Calcutta ed io dissi fra me e me: “Eccomi a casa!”

Mi sentivo una dei 15 milioni di persone che abitavano in quella città.

Poi scoprii che la mia amica tedesca aveva prenotato lo stesso mio hotel e prenotammo un taxi.
Tutto era perfetto, tutto filava liscio.
Ero completamente guidata da Madre Teresa che mi accompagnava in ogni momento.
Nei giorni precedenti mi avevano detto che la mia stanza sarebbe stata libera solo il giorno dopo del mio arrivo e che avrei dovuto pernottare su di un divano nella Hall.
In realtà la Hall era un bellissimo giardino all’aperto, ma appena arrivata, il portiere di notte mi accompagnò nella mia stanza dicendo che nel frattempo si era liberata.

Il primo giorno che arrivai alla Casa del Morente, mi sembrava tutto grigio, un posto di dolore e sofferenza.
Ma già il secondo giorno quel luogo si era trasformato dentro di me e mi è apparso un luogo pieno di luce, colori e di amore.

L’amore che emanavano i volontari come me, gente da tutto il mondo.
La cura che mettevano nell’assistere le persone morenti era davvero straordinaria.

Sapevo di essere nel posto giusto al momento giusto.

Grazie Madre Teresa.

MADRE-TERESA-CALCUTTALa morte che mi ha dato maggiore gioia, è stata la morte di mia madre.

Lei, negli ultimi anni della sua vita, si era liberata dei pesi che aveva portato fin da piccola.
Grazie al lavoro fatto da me e indirettamente da lei con le Costellazioni Familiari la sua morte è stata dolce, una morte consapevole.
Come diceva Madre Teresa, è morta con il sorriso sulle labbra.

Questa esperienza ha rafforzato la mia intenzione di creare un luogo, una casa, dove le persone possano morire serenamente, accompagnate da persone amorevoli.
Ho incontrato varie possibilità e occasioni per realizzare il mio sogno, ma finora queste possibilità sono sempre sfumate dopo poco tempo.

Ho sempre pensato che questo sogno fosse un’esigenza soprattutto mia poiché mi avvicino al momento del passaggio, ma che potrebbe aiutare molte persone che muoiono sole in una camera di ospedale, lontano da tutto e da tutti.

Lancio questo intento all’Universo e mi auguro, che prima di morire, l’Universo mi ascolti e mi aiuti a realizzare questo mio sogno.

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