Omeopatia – medicina o placebo?
Se qualcuno di voi ha visto la trasmissione Presa Diretta su Rai Tre sabato 3 marzo non può non aver notato le varie imprecisioni e l’assoluta ignoranza sull’argomento.
Giudicare l’efficacia dei prodotti omeopatici attraverso i test di laboratorio, dimostra una chiara intenzione di voler inficiare l’importanza di una medicina, che aiuta milioni di persone nel mondo a ritrovare il proprio equilibrio e la propria salute.
Bastano alcuni dati emersi dalla trasmissione: in Francia il 75% della popolazione conosce l’omeopatia e ne fa uso regolarmente. Lo dimostra il fatto che sia i farmaci che le visite vengono rimborsate completamente dal Servizio Sanitario nazionale.
Lo stesso vale anche in Germania.
In Italia sono otto milioni le persone che ne fanno uso e qui è possibile solo detrarre i costi dalla denuncia dei redditi.
E’ notizia di poco fa che anche la Svizzera rimborsa in toto le prestazioni e i medicinali omeopatici.
Tutte queste persone sono vittime di una allucinazione collettiva?
Oppure trovano dei benefici dall’uso delle medicine non convenzionali ed in particolare dell’omeopatia?
Dalla trasmissione di sabato sera è emerso che il successo della medicina omeopatica non è altro che l’effetto placebo.
Si potrebbe dire molto sull’effetto placebo e nocebo. Ma rimanderò questo argomento ad un altro articolo.
Due parole su questa medicina “dolce”.
Il suo scopritore è un medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) che non ha fatto altro che riportare alla luce un metodo di guarigione che esisteva già ai tempi dei greci.
L’omeopatia si basa sul “principio dei simili”, similia simillibus curantur:
le malattie si guariscono con i loro simili, cioè con medicamenti che producono nel soggetto sano i sintomi caratteristici del morbo da combattere.
La succussione – operazione di scuotimento – dei medicamenti al momento della loro preparazione, danno loro un’energia che viene moltiplicata dalla diluizione.
L’omeopatia non punta alla guarigione della malattia, che è solo un sintomo del disordine interno dell’organismo, ma alla guarigione dell’individuo nella sua integrità e individualità.
Come affermò Hahnemann, tutta la guarigione che non origina dall’interno è nociva. La cura ottenuta solo tramite l’azione di altri, senza l’aiuto di se stessi, può portare certamente sollievo fisico, ma danneggia la nostra natura più alta, poiché la lezione non è stata appresa e il difetto non è stato sradicato.
Dalla mia esperienza di oltre 45 anni di utilizzo dell’omeopatia e di altre medicine energetiche, so che i benefici esistono e possono garantire un recupero del benessere e della salute duraturo nel tempo.
Grazie all’omeopatia nel 1975 sono guarita da una grave malattia e da quel momento ho utilizzato solo farmaci omeopatici.
Ma come può funzionare se dagli esami di laboratorio emerge che le medicine omeopatiche non contengono nessuna sostanza biologica rilevabile?
Come dice la scienza ufficiale non si tratta altro che di acqua e zucchero.
E’ vero, ma ormai è noto che l’acqua trattiene una memoria di tutto quello con cui viene in contatto.
Il prof Masaru Emoto, illustre scienziato giapponese, lo ha dimostrato con i suoi esperimenti con i cristalli di acqua “informata”. Andate su Internet e digitate Masaru Emoto e scoprirete un mondo straordinario.
L’omeopatia ha una grandissima funzione nell’organismo umano, che è quella di attivare le risorse interne che sono la componente essenziale per il ripristino dell’equilibrio e della salute.
L’altra funzione è quella di aiutare le persone a prendersi cura della propria salute e farsi delle domande, per capire da dove viene il sintomo e la malattia. Noi non siamo solo il nostro corpo, e tanto meno non siamo solo un insieme di organi da analizzare separatamente, ma un’unità mente, corpo e spirito.
Se continuiamo a vederci come tante parti non connesse fra di loro, il risultato non può che essere fallimentare.
Il successo delle medicine non convenzionali è da attribuirsi ad un bisogno reale, proporzionale alla difficoltà sempre crescente della medicina ufficiale di prendersi cura delle persone e di salvaguardare la salute pubblica.