NON ASPETTARE CHE ACCADA
Non aspettare che accada, non sperare che accada, guarda solo cosa sta succedendo, momento per momento
Questa è la frase detta da Sean Connery a Kevin Costner nel film “Gli Intoccabili” una ricostruzione quasi storica del periodo del proibizionismo in America.
Ecco cosa mi ha risvegliato questa frase che condivido pienamente.
Quello che da anni mi trovo a sperimentare nella mia vita di ogni giorno.
Non importa quanto sia importante per me la cosa che deve arrivare.
Può essere un nuovo vestito o una nuova casa, o una nuova macchina o un risultato che desidero ottenere.
“Sperare” nasconde sempre il dubbio e il dubbio, come si sa, blocca ogni processo.
Aspettare con ansia, nasconde una pretesa, come se il risultato delle nostre richieste dipendesse solo da noi. La “pretesa” è un atteggiamento infantile che ci riporta all’infanzia quando tutto il nostro mondo erano i nostri genitori.
Crescendo, raggiungiamo la maturità quando capiamo che siamo parte di un Tutto più grande di noi e che la maggioranza delle cose che ci succedono sono già scritte da qualche parte.
I miei amici sanno che io mi diverto molto a “prenotare”, in un negozio Vintage quello che sento mi servirà in quel momento. Da molti anni ormai mi vesto in questo negozio dove le cose che “prenoto” da casa mi stanno aspettando.
Un giorno ero a Cervia con una mia amica e arrivammo al Mercatino quasi all’ora di chiusura. Avevo “richiesto” all’Universo un pantalone stretto a pied de poule, due gonne particolari, una giacca di lana.
Avevo visualizzato gli articoli uno ad uno e, arrivata al negozio, ho guardato velocemente cosa mi stava aspettando. In soli pochi minuti gli articoli erano già miei, sotto gli occhi increduli della mia amica Elisa che aveva assistito a tutto il processo.
Di solito se non so cosa voglio e se non lo immagino prima, mi capita di entrare e uscire a mani vuote.
Questo funziona solo se ho fatto spazio nel mio armadio, per fare entrare le cose nuove,e se ho veramente bisogno delle cose che prenoto. Non è mai un capriccio o una moda, ma una necessità.
La stessa cosa mi è successa l’altro ieri.
Negli ultimi mesi, mi ero accorta, che l’automobile che ho chiamato Fiammetta, comprata poco più di un anno fa, era perfetta per la città ma non per fare lunghi viaggi, soprattutto per andare nella mia casa in Toscana, nell’alta Maremma dove le strade sono piuttosto malandate.
Siccome ho intenzione in futuro di andarci spesso, mi è passato il pensiero che nonostante Fiammetta sia nuova, avrei dovuto cambiarla e prenderne una più solida e sicura.
Un pensiero che mi aveva attraversato la mente tempo fa, ma a cui in quel momento, non stavo pensando minimamente.
L’altro ieri, mentre mi stavo riposando sul mio divano, ho sentito la mia vocina interiore che diceva:” Chiama la Concessionaria Mitsubishi”.
La Mitsubishi è stata, per venti anni la mia marca di auto preferita per via della Carolina, una Space Runner azzurro mare che è durata venti anni e ha percorso quasi 400mila km. senza darmi mai problemi.
Chiamai mia sorella per farmi accompagnare, come ogni volta che devo comprare un’auto nuova.
Delle macchine della Mitsubishi non me ne piaceva neppure una, ma fuori del salone c’era una Jeep Renegate bianca usata in vendita. La guardai e dissi a mia sorella “andiamo dal concessionario Jeep”.
Arrivate là, le auto che mi mostravano non erano del colore che desideravo, quando ad un certo punto vedo, con la coda dell’occhio, in un salone adiacente separato da un vetro, una macchina del colore che mi ricordava la Carolina, la mia vecchia Mitsubishi azzurro mare.
Chiedo spiegazioni del perché non mi era stata proposta subito e il venditore mi disse che era già promessa a un un suo collega di Ferrara.
Sento subito che è lei che mi sta aspettando e dico all’uomo “dove devo firmare per chiudere il contratto”?
Ed è così che AZZURRA, il nome che le ho dato, è entrata nella mia vita.
L’Universo è pieno di tutte le cose di cui abbiamo bisogno sulla Terra.
Le cose che immaginiamo con precisione e che ci devono arrivare per il nostro percorso di vita, ci arrivano se non le blocchiamo con troppe aspettative, dubbi o speranze.
E così, come avviene per le cose materiali, avviene anche per le cose spirituali.
Aspettare con ansia che una persona ti chiami, o sperare che ti chiami crea una distanza fra te e la persona che desideri sentire.
E’ come se un messaggio invisibile arrivasse alla persona e la facesse esitare, per paura di troppo coinvolgimento.
Questo è quello che insegno agli allievi del mio Corso di Formazione in Costellazioni Familiari e Sistemiche.
Dopo una loro costellazione suggerisco di non parlarne per almeno ventun giorni, di non indagare su quello che è successo, di non voler capire, ma lasciare che il processo fluisca liberamente dentro di loro.
Esiste un linguaggio, una comunicazione che va al di là delle parole e che viaggia in un campo morfico dove siamo tutti collegati.
Sabato e domenica prossima terrò un laboratorio con gli allievi del Corso di Formazione dove tratteremo proprio il tema del “Campo Morfo-genetico”.
Se sei interessato a saperne di più chiamami o scrivimi.
Tutti i riferimenti sul mio sito www.costellazionifamiliaribologna.it
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