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MATRIMONIO PER AMORE – MATRIMONIO PER FORZA

Ieri ho ascoltato il  podcast di una conferenza di Alessandro Barbero noto storico e fantastico divulgatore, sulla vita di Dante Alighieri in occasione dei 700 anni dalla sua morte. La cosa che più mi ha colpito è stata la domanda finale che il moderatore ha fatto a Barbero quando gli chiede di parlare della vita privata di Dante. Dante nei suoi scritti non parla mai di Giada, sua moglie, né dei suoi cinque figli di cui uno morto precocemente.

Tutta la sua attenzione è rivolta a Beatrice, la bambina con il vestitino rosso che lui ha incontrato da ragazzino sulle strade di Firenze. Per Dante l’amore è quello idealizzato, infatti non avrà nessuna relazione con Beatrice, ma lei sarà per sempre la sua Musa ispiratrice. Per fortuna per noi discendenti.Quindi niente sesso ma solo amore sublime. Questo è un dubbio che mi porto dentro ancora oggi. In gran parte del mondo, escluso quello occidentale, non ci si sposa per amore, come lo intendiamo noi in occidente, ma per convenienza.

Le famiglie si mettono d’accordo, la coppia si confronta su alcuni principi base, come l’intenzione di avere figli e su alcuni principi morali suggeriti di solito dalla religione dominante. Mi ricordo che in Senegal mi dicevano che una delle domande che l’uomo rivolge alla futura sposa è se lei è capace di fare il Tajine, classico piatto della cucina senegalese.  I due stanno insieme qualche ora per conoscersi e poi la cerimonia ha luogo. Non si parla di innamoramento, di desiderio, di batticuore o di attrazione fisica, è un semplice contratto per la prosecuzione della specie e per ragioni strettamente economiche. La donna non lavorando deve per forza essere mantenuta da un uomo. Quello che mi ha stupito in Senegal è che i loro matrimoni sono in genere molto più duraturi e anche più felici dei nostri.

Nella mia vita non mi sono mai sposata perché ho sempre avuto la netta sensazione che il matrimonio portasse con se un retaggio culturale legato ai ruoli che nella mia infanzia ho vissuto come molto rigidi e penalizzanti per la donna.

Adesso che sono diventata vecchia e un po’ più saggia mi rendo conto che non si può basare un’unione, la sicurezza e tenuta di una famiglia, su di un periodo di percezione emotiva alterata come quella dell’innamoramento passionale.  Quello che Hellinger padre delle Costellazioni familiari chiama AMORE A PRIMA VISTA. L’Amore a SECONDA VISTA è ciò che resta superato quel periodo fondato sulla passione.

Quello che la natura ci chiede come genere umano, non è di sposarci per amore ma di procreare per la continuazione della specie. Il matrimonio, così come lo viviamo oggi, è stato necessario da quando un signore ha preso una rete e ha circondato con questa rete un pezzo di terra e ha detto – QUESTO E’ MIO -.Dal momento in cui l’umanità ha basato la sua organizzazione sulla proprietà privata, la donna è stata assoggettata all’uomo per garantire al marito che i figli, che dovevano ereditare la terra, fossero legittimi.

Quando la proprietà privata non era ancora la base della società, questo non succedeva perché la terra era di tutti e nelle piccole comunità i figli erano della comunità intera. Son sempre stata affascinata da questo modello e dalla discendenza della linea materna. E’ la donna che partorisce e quindi la sua maternità è certa. E’ sempre la madre che porta in grembo il nascituro per nove mesi e mantiene un legame molto stretto con il figlio per tutta la vita. Non sempre questo avviene con il padre.

Fin da piccola mi porto addosso questo dilemma. Ho sempre pensato che dovessi fare all’amore solo con persone di cui  ero innamorata. Col passare degli anni ho visto che spesso e volentieri le coppie che si sposano sulla spinta della passione e del desiderio sessuale, quando quella forte attrazione si esaurisce, spesso finiscono per odiarsi. Le coppie che si sposano consapevoli del loro ruolo, è più frequente che la loro relazione duri nel tempo.

A questo proposito ieri ho scritto un racconto che considero l’esperienza più estrema che ho vissuto, che racconta come l’attrazione sessuale non abbia spesso nulla a che fare con l’amore.

UNA SERATA PARTICOLARE

Sono i primi anni settanta ed io sto guardando un film in televisione in un appartamento di studenti universitari a Bologna, la città dove vivo. La stanza è buia e la televisione è ancora in bianco e nero, ma il film è talmente avvincente che non si sente volare una mosca

Quando all’improvviso nella stanza entra un altro ragazzo che non vedo bene per via del buio, che si viene a sedere sul divanetto a due posti vicino a me. Dopo un po’ senza pensarci mi allungo sul divano e metto la testa sulle gambe dello sconosciuto, con la faccia rivolta verso il televisore. Il film diventa sempre più eccitante e quando appare una scena dove i due protagonisti si baciano anche il ragazzo si china su di me mi bacia sulla bocca. Non lo conosco, non so chi sia ma tutto questo mi sembra perfettamente normale.

Il film finisce e come in un lampo i ragazzi presenti smontano due letti a castello ed io mi ritrovo sdraiata vicino a quello che continua ad essere uno sconosciuto. Ora da vicino riesco a vederne la faccia, i lineamenti e noto che è un po’ più vecchio di me e degli altri studenti e ha la pelle del viso butterellata da un’acne giovanile.

Tutti gli altri ragazzi si sono dileguati ed io e questo ragazzo, di cui non conosco nemmeno il nome, sentiamo una forza di attrazione sessuale potente e finiamo per fare l’amore tutta la notte.

Quando al mattino ci risvegliamo, dopo aver dormito solo poche ore a con delle sensazioni da pelle d’oca, lui dice solo tre parole. Ci vediamo stasera in via Carracci al numero 11 quinto piano, alle sei. Non commento e la sera stessa mi ritrovo nel suo mini appartamento da studente dove c’è un solo letto singolo.

Mi fa sedere e appena si siede anche lui sento il mio corpo che si scioglie in un desiderio irrefrenabile. Riusciamo a dirci solo poche cose delle nostre vite. E’ uno studente di medicina, di Pesaro, è fidanzato con una ragazza del suo paese che appena lui si sistemerà, diventerà sua moglie. A me non importa nulla della sua vita, un’onda così travolgente di desiderio non l’avevo mai provata.

Ogni sera prima di uscire dall’appartamento il rituale si rinnova. Lui mi bacia e dice – ci vediamo domani sera alle sei – Io non rispondo mai, vivo come in tranche, è come se una forza più grande di me si fosse impossessata della mia volontà ed io vivessi una vita di un altra. Fin quando una sera dopo circa dieci giorni di questo che è diventato un rito, entro come sempre in camera sua alle sei.

È l’11 novembre giorno di San Martino, e comincia a scendere la prima neve della stagione. Vado alla finestra e dico: Oh come nevica, Oh come nevica, Oh come nevica! Mi rivesto ed esco senza proferire parola.

L’ho rivisto dopo anni insieme alla sua fidanzata che forse è già diventata sua moglie, in un bar vicino all’Università di Bologna e lui appena mi vede sposta lo sguardo e fa finta di non conoscermi.

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