
La morte è di vitale importanza
La paura della morte
Non voglio pregare di essere protetto dai pericoli
ma di sfidarli impavido
Non voglio implorare alleviamento della pena
ma cuore per vincerla
Non voglio cercare alleati nelle battaglie della vita
ma il mio rinvigorimento.
Non voglio gemere nell’ansioso timore di non salvarmi,
ma spero di avere pazienza per ottenere la mia redenzione.
Concedimi di non essere codardo
sentendo la tua misericordia soltanto nel mio successo,
ma di riconoscere il soccorso della tua mano
anche nella mia sconfitta
Tagore. Raccolta votiva
Per il nostro inconscio è inconcepibile immaginare una fine reale della nostra vita qui sulla terra e se questa nostra vita deve finire, la fine è sempre attribuita ad un intervento maligno esterno, per opera di qualcun altro. In parole semplici nel nostro inconscio noi possiamo solo essere uccisi è inconcepibile morire di una causa naturale o di vecchiaia. Perciò la morte in se stessa è collegata con un atto cattivo, un avvenimento spaventoso, qualcosa che in se reclama vendetta o punizione
Prepararsi alla morte:
Accompagnare un morente significa promuovere una morte consapevole, accettata, amica. Ricordiamo che quando si parla di accompagnamento al morente il primo morente da dover accompagnare siamo noi. Questo fa porre la domanda “come mi accompagno a vivere?”, come seguo/accolgo i cambiamenti continui? so stare nel flusso del cambiamento che è un continuo morire, e so stare in consapevolezza di essere eterno che è un continuo vivere?
Attenzione e trasformazione. Presenza e impermanenza. Consapevolezza e non attaccamento. Eccole, le parole chiave con cui far crollare qualsiasi tabù sulla morte e accogliere il senso immediato di liberazione che ne consegue.
Il morire può essere un tempo di apprendimento e di crescita, un tempo per rendere più profondo il nostro amore, la nostra consapevolezza di cosa è importante nella vita, la nostra fede e impegno verso le credenze e le pratiche spirituali. La morte può essere persino un’opportunità per comprendere la vera natura di noi stessi e di tutte le cose, una comprensione che ci permetterà di liberarci dalla sofferenza.
Con un corretto esercizio e una giusta preparazione, noi tutti possiamo avere una morte tranquilla e positiva. È importante esaminare i pensieri, le sensazioni e gli atteggiamenti che abbiamo riguardo alla morte e al morire, per vedere se sono realistici e salutari.
Come vi sentite quando leggete o ascoltate le notizie di un disastro, dove molta gente è stata uccisa improvvisamente e inaspettatamente? Come vi sentite quando venite a sapere che uno dei vostri familiari o amici è morto o gli è stato diagnosticato un cancro? Come vi sentite quando vedete un carro funebre o passate davanti a un cimitero? Come pensate che sarà morire? Credete in qualcosa oltre la vita, in un aspetto positivo della morte?
Ci sono due atteggiamenti non salutari che qualche volta le persone hanno verso la morte.
Uno è di essere spaventati pensando che sarà un’esperienza terribile, dolorosa o che significherà un totale annientamento. Questa paura porta alla negazione e al voler evitare di pensare e parlare della morte.
Vi sembra una buona idea, considerando il fatto che un giorno la dovremo affrontare? Non sarebbe meglio accettare la realtà della morte e poi imparare a superare le nostre paure ed essere preparati quando succederà?
L’altro atteggiamento non salutare è quello noncurante e irriverente quando si è portati a dire: “Io non ho nessuna paura della morte. So che un giorno dovrò morire, ma tutto andrà bene, potrò gestirla” OPPURE: la morte è una fregatura, adesso penso a vivere come voglio poi vedremo….
Si ha questo atteggiamento, di solito, quando si è giovani, ma un giorno ci si può ritrovare in mezzo a un terremoto e pensare che si potrebbe veramente morire e allora si arriverebbe a scoprire che in realtà ci si è sbagliati, si è terrorizzati dalla morte e totalmente impreparati ad essa!
Nel Libro tibetano del vivere e del morire Sogyal Rimpoce cita un maestro tibetano che diceva: “La gente fa spesso l’errore di essere superficiale verso la morte e pensa: bene, la morte succede a tutti. Non è un grosso problema, è naturale. Andrà benissimo. Questa è una teoria piacevole fino a quando non si sta morendo”.
Se vi accorgete di avere uno di questi due atteggiamenti, allora sarebbe una buona idea indagare di più su cosa sia la morte. Saperne di più sulla morte e sul morire ci aiuterà a diminuire la paura della morte (perché noi tendiamo ad avere paura di ciò che non conosciamo o non capiamo) e aiuterà coloro che hanno un atteggiamento irriverente a prendere la morte più seriamente e a rendersi conto dell’importanza di prepararsi a essa.
Così, parliamone! Con tranquillià e grazia.
Vivere in consapevolezza il passaggio sia della morte come quello della nascita è di grande importanza: il primo influenza la vita “di là”, il secondo influenza la vita “di qua”. Tutti i momenti di passaggio, di transizione sono fondamentali, più ne siamo consapevoli più ci aiuta a vivere bene ciò che verrà oltre la porta.
IL BARDO DEL MORIRE:
“Giorno dopo giorno, prima o poi giungeremo al momento in cui la struttura fisica diverrà inadatta a sostenere il nostro lavoro di AUTOCONSAPEVOLEZZA. Il corpo formato dagli organi di senso, dai nostri sensi e dai nostri elementi COMINCIANO A DISSOLVERSI. Questo nel buddismo tibetano e’ chiamato il “Bardo del Morire”. La parola Bardo significa “momento di passaggio”, “punto di giunzione”. Ogni volta che una situazione, un atto un pensiero finisce ed una nuova situazione non è ancora iniziata, stiamo vivendo un punto di giunzione, un bardo. In quel momento avviene qualcosa di straordinario: si apre una porta per entrare nell’esperienza della nostra vera natura. Questi momenti di passaggio, questi bardi sono estremamente preziosi, carichi di una straordinaria energia essendo porte di contatto con l’Assoluto. Nella nostra vita incontreremo molti bardi, il più importante è quello del morire, che va di fatto da quando inizia una malattia, un incidente che ci porterà alla morte fino all’ effettiva morte fisica. Il Bardo del morire si articola in due fasi egualmente importanti: – la dissoluzione esterna e quella interna –
- Nella dissoluzione esterna riassorbiamo le energie del nostro corpo fisico, quindi degli organi d’azione, degli organi dei sensi, dei sensi fisici e dei 5 elementi di cui siamo formati.
- Nella dissoluzione interna riassorbiamo i nostri sensi interni, la nostra mente, il nostro intelletto e la costruzione mentale del nostro ego, destrutturiamo, quindi, il nostra senso di identità, la nostra individualità…. etc….etc
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