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La camminata dell’attenzione

Vi racconto la mia prima esperienza di Camminata dell’Attenzione nella giungla di Tikal in Guatemala.

Fin da piccola ho sempre avuto il terrore delle serpi e più in generale di tutto quello che strisciava senza zampe. Sono nata al mare e per me tutto quello che veniva dal mare era “buono”, mentre ciò che viveva sulla terra non mi era molto familiare e mi faceva paura. Per esempio da piccola pescavo le anguille sugli scogli davanti alla mia casa sulla spiaggia. Le prendevo con la mano sporca di sabbia per non farle scivolare via, e mentre si dimenavano attorcigliandosi al mio braccio, le mettevo nel retino senza alcun problema.
Ma se solo immaginavo di andare in campagna e incontrare una serpe, anche a molti metri di distanza da me, che aveva si’ lo stesso colore e la stessa forma delle anguille, ma era di terra, mi venivano i brividi e mi sentivo soffocare. Non potevo neppure guardare documentari in televisione che riguardassero i serpenti senza stare male tutta la notte.
Mi sembrava di avere uno di quei serpenti in fondo al letto.

Non era una semplice paura, ma una vera fobia.

Questa fobia mi impediva di andare nei boschi, godermi la natura, addirittura non andavo mai sola a camminare anche nella pineta di Cervia dove abitavo.

Nel 1998 mi sono trovata in Guatemala con un gruppo di amici e colleghi terapeuti. Era una viaggio nella terra dei Maja, Messico e Guatemala e quel giorno eravamo davanti alla giungla di Tikal dove ci sono, immerse nella giungla, delle bellissime piramidi Maja. La guida locale ci informa che avremmo dovuto camminare in mezzo alla giungla pluviale dove abitano i serpenti più velenosi della terra, oltre che a vedove nere e altri animali pericolosi. Quindi le istruzioni erano di fare molta attenzione, di non camminare sulle foglie di banano che potevano nascondere uno di questi animali.
Era un giorno molto caldo, 40 gradi all’ombra e il mio abbigliamento consisteva in un paio di pantaloni al ginocchio, dei sandali Birkenstock ai piedi e una maglietta. Guardo la barriera di alberi e piante di fronte a me, alta una trentina di metri fitta, quasi impenetrabile.
La nostra guida ci dice che sarebbe andato avanti con il machete per aprire il sentiero, che in poco tempo si sarebbe richiuso, per via del clima equatoriale e delle forti piogge.
A quel punto rabbrividisco solo al pensiero di immergermi in quella foresta, e la domanda che mi faccio è: “come farò ad entrare lì dentro?” ma all’improvviso mi giunge una risposta: “Se sono arrivata qui a cinquant’anni ci sarà un motivo.”
Ero quasi decisa a dover rinunciare quando mi è venuta un’ ispirazione.
Ho cominciato a parlare con gli spiriti della foresta e dei serpenti e ho detto a loro:

“Cari spiriti della giungla e dei serpenti, vi chiedo umilmente il permesso di entrare nel vostro territorio, sarò un’ ospite rispettosa di tutto ciò che si trova lì, quella è casa vostra. Non lascerò traccia del mio passaggio. Vi prego lasciatemi entrare in pace e voi, spiriti dei serpenti, per favore non fatevi vedere.”

A quel punto inizia la mia prima vera esperienza con la “camminata dell’attenzione”.
La nostra maestra e sciamana Bruna Ferrari ci suggerisce di metterci in fila indiana,
e di praticare una camminata che aveva appreso da Carlos Castaneda
e dal suo maestro Don Juan.

Una guida, un passo, un respiro, la distanza di un passo l’uno dall’altro, con gli occhi concentrati sui piedi della persona che ci precede.
Sapendo della mia fobia mi mettono in mezzo alla fila ed io comincio a camminare con il cuore che batte a mille, sudore freddo, tremore alle gambe. La prima ora trascorre nel terrore, ma già alla seconda ora comincio ad alzare la testa e alla terza ora, cammino tranquilla. Nell’ultima parte addirittura riesco ad arrampicarmi sugli alberi per arrivare sulla parte più alta delle piramidi, con il rischio di incontrare i famosi serpenti.
Un vero miracolo.

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