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Chi sono – due parole su di me…  

Mi chiamo Graziella Giuliana Bertozzi e fin da quando mi ricordo sono sempre stata una convinta ricercatrice spirituale.

Già dalla più tenera età mi sono chiesta cosa sono venuta a fare qui, quale è lo scopo di questa incarnazione, perché sono nata da questi due genitori, in una casa sul mare, con una madre che viveva la vita come un peso da portare e un padre che viveva la vita solo per divertirsi e per non pensare alle brutture della guerra che aveva vissuto per cinque anni in Grecia.

Assillavo i miei genitori e tutti quelli che incontravo con domande sul perché delle cose, domande alle quali spesso non erano preparati a rispondere. Non ricevendo risposte esaurienti, ho rinunciato a voler capire e ho iniziato ad ascoltare la mia anima e a vivere la vita come una grande avventura dalla quale imparare.

Cosa dava gioia alla mia Anima? Cosa le piaceva fare?

Chi voleva essere? Da quel momento, prima di prendere qualsiasi decisione o fare una scelta, mi ascolto e seguo quello che sento.

La prima risposta che ho ricevuto dalla mia anima è che avrei preferito nascere uomo.

La donna nel dopoguerra era ancora considerata in gran parte l’appendice di un uomo. Più che altro era riconosciuta grazie al suo ruolo.

Era la figlia di qualcuno, la madre, la impiegata, la puttana o la santa. Ma mai una persona. Come invece era scontato quando si trattava di un uomo.

Mia madre non poteva fare nulla se non chiedeva prima il permesso a mio padre. Lui era un uomo libero, prendeva le sue decisioni in totale autonomia, secondo il suo piacere. Andava fuori la notte a divertirsi con i suoi amici e anche “amiche” e mia madre stava a casa al buio, al freddo per mancanza di legna da ardere nel camino, con poco da mangiare e con me in braccio piangente ad aspettare.

Allora ho capito che non volevo assolutamente ripercorrere il destino di mia madre e che per sottrarmi a quel destino dovevo istruirmi con tutti i mezzi a mia disposizione. Solo l’istruzione e l’esperienza di vita potevano salvarmi.

Tutto quello che leggevo per me era motivo di studio e come diceva mia madre leggevo il pezzo di giornale prima di usarlo come carta igienica e questo a soli cinque anni. Leggere per me era un modo per evadere dalla realtà, imparare a conoscermi, una passione che non mi ha più abbandonata. Nella mia vita ho letto migliaia di libri sempre alla ricerca della mia verità e per scoprire lo scopo di questa incarnazione.

Nel 1967 a diciannove anni, a quel tempo ancora minorenne, sono partita, col permesso di mio padre, per andare a studiare il tedesco e a lavorare nella Germania Federale di allora, ancora divisa. Dovevano passare più di vent’anni prima che il Muro di Berlino fosse abbattuto e cominciasse una nuova era politica e sociale cambiando le abitudini di vita in tutta Europa. A quei tempi era molto raro e molto difficile che una ragazza minorenne partisse da sola dall’Italia per un Paese straniero, con pochissimi soldi, né appoggi di nessun genere, solo con la forza della propria volontà, coraggio e determinazione.

Fuggivo da una realtà molto dura, quella familiare, dove regnava la paura di non avere abbastanza per la sopravvivenza – era il dopoguerra – il senso del dovere e del sacrificio e dove mia madre urlava ogni giorno la sua disperazione.

Quello fu l’inizio di una fase che ha caratterizzato tutta la mia vita futura: quella dei viaggi alla scoperta di me stessa e del mondo che mi circonda. Ho viaggiato per terra e per mare, in quattro continenti, sempre con l’intento di conoscere cosa c’era al di là delle apparenze, al di là di quello che potevo vedere con i miei occhi.

Cosa pensava la gente che incontravo nei Paesi che visitavo? Come viveva? Cosa la rendeva felice ed infelice? Quali erano i suoi valori e i suoi sogni?

Questa passione mi ha permesso di conoscere gente di tutte le razze, che parlavano lingue diverse, praticava varie religioni, con abitudini e valori diversi dai miei. Ho imparato a pregare ovunque ci fosse un luogo sacro, come una Moschea, un Tempio induista, o una Chiesa cattolica ma senza fermarmi mai aderendo ad una di esse. Per me la cosa importante era ed è ancora oggi la ricerca, assaporare quello che di buono mi può dare quella verità e poi andare oltre perché il mondo è grande e le verità sono tante quanti sono i suoi abitanti.

Una volta in una Moschea in Senegal ero inginocchiata a pregare nel reparto delle donne quando all’uscita lo zio del mio compagno di allora senegalese, gli domandò se fossi mussulmana. Quando il mio compagno gli rispose che ero italiana e cattolica lo zio rimase molto sorpreso quasi scioccato e affermò che non aveva visto mai nessuna donna mussulmana pregare con tanto ardore e raccoglimento.

Il luogo dove mi sono sentita più vicina all’Amore del Divino è stata la Casa del Morente Nirmal Hriday (Cuore Puro in sanscrito) di Calcutta in India, prima Casa di accoglienza per moribondi, fondata da Madre Teresa nel 1953. All’età di sessant’ anni ho trascorso un mese come volontaria in questo posto dove l’Amore e la Gioia da parte dei volontari e delle Sorelle di Carità davano conforto ai moribondi nel passaggio verso l’altra dimensione. Il primo giorno quando sono arrivata in questa casa a Kaligat a fianco del Tempio dedicato della Dea Kali, Patrona di Calcutta, dove si facevano ogni giorno rituali che sacrificavano vari animali per ingraziarsi la Dea, ho sentito tutto il peso e il dolore di quella situazione.

Ma già dal giorno dopo, quello che mi era sembrato un palazzo di cemento grigio, con due stanzoni bui e spogli, aveva ripreso colore grazie ai camicioni di cotone colorati indossati da un centinaio di morenti fra uomini e donne e anche grazie alla gioia e all’amore che riempivano ogni angolo di quelle stanze. Quello che mi è rimasto di quella straordinaria esperienza è la certezza che, come diceva sempre Madre Teresa, quando hai veramente bisogno e ti affidi a qualcosa di Più Grande, che Lei chiamava Provvidenza, l’aiuto arriva sempre. La Congregazione delle Missionarie di Carità non accettava mai, per principio, delle donazioni fisse e programmate, ma solo donazioni spontanee e occasionali che Madre Teresa attribuiva esclusivamente alla Provvidenza. I soldi e tutti i beni donati arrivavano come per miracolo, solo quando erano veramente necessari.

Ed è quello che da allora continuo a sperimentare nella mia vita di ogni giorno. Da quando ho smesso di preoccuparmi del futuro ed ho iniziato ad affidarmi, mi succedono cose straordinarie come il caso di quello che ho chiamato Il Patto con l’Universo di cui parlo diffusamente nel mio primo libro, Il Mio Amico Socrate.

Avendo dichiarato, aprendo il mio cuore, che non avevo una soluzione per sollevare le sorti economiche disastrose delle mie tre famiglie, la mia, quella dei miei genitori e di mia sorella, dopo qualche giorno sono arrivate come per miracolo le risorse che hanno cambiato le nostre vite.

L’altro importante insegnamento che ho tratto da questa esperienza alla Casa del Moribondo, riguarda la possibilità di salvare da un destino infausto le persone in difficoltà. Da allora e soprattutto da quando mi occupo di Costellazioni Familiari, mi è chiaro che il destino di tutti va rispettato e che l’Amore è la sola grande forza che può aiutare a vivere meglio e a morire con grazia.

Madre Teresa raccontava il caso di un moribondo che mentre stava trapassando fra le sue braccia le disse – Ho vissuto tutta la mia vita come una bestia e ora sto morendo come un Angelo! –

Mi è capitato di accompagnare alla morte alcune persone a me molto care. E in quei casi quando ero vicino ad uno di loro, sentivo una pace e un amore tali dentro di me che quella pace si trasmetteva a loro senza nessuno sforzo. Mi è stato più volte riferito che quando sono vicino a un morente in quel momento la persona non ha più paura della morte. Mi piace pensare che si possa morire con grazia e con il sorriso sulle labbra come ho visto fare a mia madre, dopo averle parlato di queste esperienze.

E su questo ci sono tante testimonianze dell’opera di Madre Teresa e della sua Congregazione. La grande malattia dei nostri tempi, come ripeteva spesso Lei, è la solitudine e nella Congregazione nessuno è mai lasciato solo ma accompagnato con grazia e amore alla morte.

A trent’anni ho vissuto una grossa crisi esistenziale nel rendermi conto che fino ad allora non avevo ancora costruito nulla di concreto e che avevo bisogno di radici e di lasciare un segno positivo del mio passaggio su questa Terra. A quel tempo ho incontrato un uomo che a parer mio poteva essere un buon padre, con il quale ho convissuto per nove anni, e ho avuto da lui un figlio che tutt’ora rappresenta una delle mie esperienze di crescita spirituale più potenti.

Lo scopo di questa fase della mia vita terrena è quello di restituire, almeno in parte, quello che ho ricevuto da questa incarnazione. Per fare questo ho scelto due strade. La prima riguarda la mia passione per la scrittura. Ho scritto tanti libri sulle mie variegate e intense esperienze di vita, ogni sera prima di dormire, ma sempre nella mia testa. Poi al risveglio li lasciavo andare, per ricominciare la sera dopo con un nuovo libro. Pensavo di non poter fare le due cose insieme, dedicarmi alla scrittura e continuare a fare esperienze di vita intensa come ero solita fare. L’idea era che non avevo abbastanza tempo per tutte e due queste passioni.

Finora di libri ne ho pubblicato, insieme a Elisa Caldironi mia compagna di anima, uno solo dal titolo IL MIO AMICO SOCRATE – Idee utili per la vita nel terzo millennio – OM Edizioni, che raccoglie una cinquantina di storie sulle mie esperienze di vita e sulle mie ricerche spirituali.

La seconda strada che sto tutt’ora percorrendo è quella dell’insegnamento. Da una ventina d’anni pratico e insegno un metodo all’avanguardia che opera grazie ad un campo cosciente che mi sta aiutando e sta aiutando tante persone nel mondo a trasformare un passato ricco di sfide spesso molto dolorose in una risorsa.  Si tratta del percorso con le Costellazioni Familiari e Sistemiche del Maestro Bert Hellinger uno fra i più grandi ricercatori spirituali  del ‘900. Questo percorso di crescita  mi ha permesso di prendere coscienza del mio talento di ricercatrice spirituale, di insegnante e di comunicatrice.

In particolare da una decina d’anni dirigo una scuola per facilitatori in Costellazioni familiari, trasmettendo ai miei allievi le mie esperienze e i miei valori. Ho chiamato la scuola – Una Scuola di vita –.

Questa esperienza sta aiutando molte persone a riconoscere i propri talenti, e il senso della propria vita come è successo a me.  Questo percorso fortemente evolutivo mi ha aiutata a trasformare le mie paure più profonde come in primis la paura della morte, la paura della malattia, la paura della sofferenza  e tante altre e ha cambiato la mia visione e il mio approccio alla morte e alla vita.

E’ solo ricordando ogni giorno che dobbiamo morire che diamo valore alla vita. Con il nostro stile di vita soprattutto nel mondo occidentale c’è la tendenza a coltivare il mito dell’eterna giovinezza e a nascondere la morte come qualcosa che non esiste. Per questo la nostra società è profondamente mortifera.

Ora più che mai mi affido a Qualcosa di più Grande, con la consapevolezza che mi merito il meglio e che se sono qua è perché l’ho scelto io e ho scelto tutte le situazioni sia quelle che mi hanno fatto soffrire sia quelle che mi hanno regalato momenti di gioia e di felicità.

Grazie dell’attenzione

Lascia un commento – grazie

 

 

 

Comments:

  • Dina

    Maggio 10, 2023 at 4:30 pm

    Bello Graziella, è bello poter fare un bilancio della propria vita con un senso di orgoglio, in effetti rispecchi la persona che ho conosciuto, ciao

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